Nel panorama delle innovazioni che interessano la gestione del verde sportivo e ornamentale da qualche tempo compaiono alcuni temi tecnici che possono indurre diffidenza e difficoltà di approccio. Uno di questi è relativo alle immagini raccolte da camere multispettrali che, montate su droni volanti o terrestri o su dispositivi manuali da campo, permettono di captare gamme di luce visibile e soprattutto invisibile ad occhio nudo su diverse frequenze e attraverso una elaborazione digitale mostrare mappe a falsi colori con precise informazioni sullo stato vegetativo del prato o delle piante.

Questo è possibile attraverso l’utilizzo di specifici Indici di vegetazione che possono indicare su una mappa la posizione, la dimensione, la tipologia e l’andamento di un focolaio di malattie crittogamiche, di una area sotto stress idrico o di una carenza nutrizionale a livello fogliare. Il confronto accurato nel tempo di tali mappe, eseguite con l’identico piano di volo, permettono il confronto nel tempo di un effetto critico con le azioni manutentive procurate o con le modificazioni microclimatiche intercorse. Grande è l’effetto e la comprensione dei benefici del nostro lavoro, dove chi parla è il dato scientifico, oltre che il nostro personale compiacimento. Questo offre la sponda verso la consapevolezza e verso il rafforzamento delle nostre convinzioni professionali che inducono maggior certezza nella determinazione e anticipazione delle fitopatologie o semplicemente nella gestione delle sempre limitate risorse disponibili.

Tornando all’immagine multispettrale le singole bande emesse nel visibile, e oltre, vengono riflesse in diverso modo dalle superfici che incrociano e vengono raccolte dal sensore sotto forma di numeri elaborati  in seguito sotto forma di mappe grafiche che “parlano” di ciò che l’occhio umano non vede: su larga scala, pur nella coltivazione intensiva di un manto erboso, questo può essere di grande aiuto nel percepire appunto formazioni iniziali di spore fungine o localizzare disuniformità nascoste nel suolo.

In un mondo che corre l’occhio vorrebbe stare dappertutto, ma questo è ricordo di un tempo che non c’è più: oggi il tecnico multitasking deve stare al passo di corsa e conoscere il funzionamento dei supporti tecnologici oggi accessibili, per una visione oltre il visibile.