Quante cose si sono trasformate nel mondo intorno a noi. Prima la crisi finanziaria e poi la pandemia stanno cambiando la questione più importante, la modalità di relazione, a una velocità che ci impone un cambio di passo. Nemmeno la stretta di mano, momento chiave del rapporto interpersonale del secolo scorso, ha più il valore che credevamo, un po’ smarriti nel distanziamento forzato.
La cognizione delle nostre competenze e delle esperienze sul campo, che sia una risaia o un insediamento boschivo o un terreno di gioco, viene un po’ travolta dalla rete e il nostro bagaglio di informazioni si confonde con chi, esperto dell’ultima ora, scompagina le carte con pillole di sapienza temibili mancanti delle conoscenze di base che costituiscono una preparazione profonda fatta di ore e ore di studio, di mani sporche di terra, di confronto e di riflessione che danno forma al professionista.
Ognuno di noi cerca di raggiungere la soddisfazione del cliente e nel mio caso, direttamente o no, l’obiettivo è quello di ottenere (e soprattutto mantenere) le migliori condizioni possibili su un manto erboso sportivo, attraverso la correlazione tra variabili ambientali, adattamento relazionale, facoltà di decisione e comprensione delle interferenze. Ah, dimenticavo, la competenza di solide conoscenze tecniche.
Quali? Ad esempio la climatologia, la biochimica del suolo, il movimento dell’acqua, la fisiologia delle graminacee, la funzione nutritiva, la difesa fitopatologica, la pressione ambientale, i meccanismi delle attrezzature di manutenzione, il comportamento di prodotti e materiali, la gestione del lavoro.
Oggi l’agronomo è diventato digitale e con Internet ha accelerato la fase di incrocio di informazioni e migliorato notevolmente la capacità di analisi e di diagnosi, domani diventerà virtuale, con la lettura e interpretazione di dati da remoto, scouting eseguito da sensori, elaborazione da piattaforme digitali, condivisione sui social e riunioni su Skype. Questo domani è qui.
La percezione della saggezza e della moderazione arriva con gli anni, lo sforzo è convincersi di non esserci ancora arrivati.
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